La PAS come tale manca ancora nei codici ufficiali di diagnosi della psichiatria. Anche l’AIDS o il morbo di Creutzfeld-Jakob erano malattie già una volta esistenti, prima di essere definitivamente riconosciute dalla scienza. Un problema è quando la scienza contribuisce a creare tabù. Le donne devono poter abbandonarsi al loro sconforto ed esternarlo liberamente, senza provare la sensazione di contraddire così l’opportunità politica. Quando si tratta di aborti spontanei, le persone d’intorno e la società reagiscono oggi con sempre maggiore partecipazione per la situazione della donna e del suo partner, e riservano tempo e premure al cordoglio per la sorte del bambino. Negli ultimi tempi è stata resa possibile addirittura una sua dignitosa sepoltura. Perché allora le donne non potrebbero fare lutto per i loro bambini anche nel caso di aborto procurato? Perché devono piegarsi alle pressioni della società e semplicemente tacere sulla cosa?
(non appartenenti però alla PAS vera e propria)
1. Complicazioni precoci dell’aborto
2. Complicazioni postume
(La lista non si intende come completa. Essa è stata compilata con l’impiego di materiale raccolto dal gruppo di auto-aiuto Rahel.)
Le donne che rilevano uno o più dei sintomi sopra elencati e che abbisognano di aiuto per il superamento della propria sofferenza dopo un aborto procurato o spontaneo possono rivolgersi a helpline(at)asmb.ch. Le loro domande saranno trattate in modo assolutamente riservato. A seconda della loro richiesta, le donne saranno messe in contatto con gruppi di auto-aiuto o con specialisti che le possono aiutarle nel cordoglio per la perdita del proprio bambino in seguito ad un aborto procurato o spontaneo e nel suo superamento. Altre offerte d’aiuto: asmb.ch
Manfred M. Müller, capo redattore della rivista «Medizin und Ideologie» («Medicina e ideologia») di un’associazione di medici per la vita nell’Europea di lingua tedesca, è autore del volumetto di 40 pagine «Fünf Schritte – die Heilung der Abtreibungswunden» («Cinque passi – la guarigione dalle ferite di un aborto») nel quale descrive il cammino di risanamento dalla Post Abortion Syndrom (PAS). Tre domande al letterato e teologo:
mamma.ch: Signor Müller, quale atteggiamento va evitato nei rapporti con donne che hanno abortito?
Manfred M. Müller: Innanzi tutto la presunzione di giudicare avventatamente, e poi il disastroso voler acquietare. Perché? Nessuno di noi conosce la storia della donna che abortisce (e quella dell’uomo). Quali ferite ci sono nella loro biografia? Quale situazione di panico vissuta li ha spinti a questa decisione precipitosa e mortale dell’aborto? Quali vicoli ciechi o quali egoismi sono stati da ultimo alla base dei motivi determinanti? Voler da qui però procedere ad un ridimensionamento dell’aborto è un errore altrettanto grave. In fondo al cuore la donna (e l’uomo) conoscono bene il male della loro decisione.
Quali resistenze debbono abbandonare le donne sotto PAS, per poter guardare verso una guarigione?
Rimozione, proiezione, scusante. La rimozione può essere talmente intensa che, per esempio, la donna è in grado di ricordare episodi medici di altro tipo ma non un aborto avvenuto da solo un anno. La proiezione è la manovra di scaricare su altri la propria responsabilità. La scusante, infine, fa uso dell’offensiva: ad alta voce si difende e si approva l’aborto, mentre un confronto con quanto avvenuto è rifiutato a priori.
Quali passi di guarigione permettono ad una donna sotto PAS di tornare a vivere?
1. La donna dice «Sì» al suo dolore. Il dolore non viene mascherato o rimosso. La donna ammette che il dolore ha a che fare con il suo aborto.
2. La donna chiama per nome l’accaduto. L’aborto non è un’interruzione della gravidanza, ma l’uccisione del suo bambino.
3. La donna ammette la propria colpa. Può essere che, quando aveva accettato di abortire, la donna si era trovata sotto una forte costrizione. Però è necessario che la donna accetti la sua parte di colpa nell’aborto.
4. La donna desidera la pacificazione. Pacificazione col bambino ucciso. Pacificazione con chi l’ha spinta ad abortire. Ma anche pacificazione con se stessa, e pacificazione con Dio, il creatore della vita – attraverso il pentimento e il riconoscimento del proprio fallo.
5. La donna sceglie la vita. Con l’aborto è stata spenta la vita di un bambino non ancora nato. Adesso la donna impara che la vita è un dono – e ora sceglie la vita, la vita che una volta ha negato.