21. marzo 2018

I dottori perdono di vista i bambini non ancora nati: Ippocrate c’era una volta…

Oggi, autonomia del paziente avanti a tutto

«Forse il binocolo sarà d‘aiuto»: I medici perdono sempre più di vista il diritto alla vita del bambino non ancora nato…

«Forse il binocolo sarà d‘aiuto»: I medici perdono sempre più di vista il diritto alla vita del bambino non ancora nato…

I medici perdono sempre più di vista il diritto alla vita del bambino non ancora nato. A rivelarlo, basta uno sguardo sull’andamento del valore accordato alla protezione per i non ancora nati nei giuramenti medici diffusi in tutto il mondo, ossia nell’etica dei medici.

Fino al 1948, i medici, con il «giuramento di Ippocrate», mantenevano chiaro e inequivocabile l’elevato standard etico della loro rinuncia a «propinare a una donna un farmaco abortivo». Ippocrate era un medico greco, vissuto dal 460 al 370 a. C. e reso famoso dalla sua enunciazione di una prima etica professionale.

L’«Associazione Medica Mondiale», fondata nel 1947 – che allora rappresentava 27 organizzazioni nazionali, oggi 111, – emanò nel 1948 la «Dichiarazione di Ginevra», quale versione «moderna» del giuramento di Ippocrate. In seguito, il documento fu rielaborato sei volte, l’ultima nell’ottobre 2017.

Sempre più vago

Dal 1948 al 1983, il medico si obbligava ancora a portare profondo rispetto alla vita umana fin dal momento del suo concepimento. Poi però, d’improvviso non si disse più «dal momento del concepimento», bensì solo «dal suo inizio»: una chiara sottomissione alla mentalità abortiva imperversante dagli anni 70, al seguito della «rivoluzione sessuale». Parallelamente si fece largo una presunta indeterminazione temporale sul momento iniziale della vita.

Nella revisione dell’anno 2005, furono cancellate poi dalla promessa perfino le parole «dal suo inizio». Da allora il passo in questione suona così: «Terrò il massimo rispetto per la vita umana.» Tale enunciazione è sufficientemente vaga da alterare quasi la protezione del non ancora nato a una disciplina medica totalmente facoltativa! Invece, nella più recente revisione, l’«autonomia della paziente» è espressamente metro di professionalità medica: «Rispetterò l’autonomia e la dignità della mia o del mio paziente.» Di certo, se oggi il diritto di autodeterminazione della paziente è senza esitazione stimato di più che il diritto alla vita del suo bambino non ancora nato, è arrivato il momento di richiamarsi a Ippocrate!

E l’etica delle ostetriche?

Partecipare agli aborti. Negli interventi ufficiali, le associazioni di ostetriche si esprimono a favore del preteso «diritto» all’aborto. Anche nella loro professione, lo «standard» ippocratico è quindi massicciamente declassato. Una partecipazione diretta o almeno indiretta agli aborti fa oggi parte della professione di ostetrica. L’Associazione Mamma è attualmente in contatto con un’ostetrica che, per motivi di coscienza, rifiuta tale partecipazione, e le ha assicurato il pieno sostegno giuridico.