19. novembre 2020

Polonia: incostituzionale l’aborto se diagnosticata una «disabilità»!

La sinistra reagisce con grandi marce di protesta

«Il mio corpo mi appartiene» – istantanea di una manifestazione a Varsavia il 26 ottobre 2020.

Il 22 ottobre 2020 la Corte costituzionale polacca ha deciso di inasprire il divieto dell’aborto. La decisione ha suscitato proteste pubbliche nell’intero paese, accese dalla sinistra radicale e alimentate dai media. Il governo tentenna a mettere in vigore la nuova legge.

«Aborto legale fino alla nascita» e «dimissioni del governo» sono alcune fra le richieste esternate in occasione delle proteste, durante le quali sono stati messi in luce anche comportamenti aggressivi e volgarità. Massicci dispiegamenti di polizia si sono resi necessari per proteggere i politici e le chiese. Per la prima volta sono state disturbate, in Polonia, le funzioni religiose in corso. La Chiesa, in Polonia, è una di quelle voci che ancora difendono con coerenza la protezione della vita. 

Eccezione proibita

Attualmente in Polonia l’aborto è consentito se al nascituro viene diagnosticata una disabilità. Nel 2019, su 1116 aborti registrati, 1074 sono stati eseguiti per questo motivo (quelli per diagnosi di «sindrome di Down» sono stati 435). Ma secondo la nuova sentenza della massima istanza giudiziale, tale eccezione viola l’articolo 38 della Costituzione polacca («La Repubblica di Polonia garantisce a ogni essere umano la tutela giuridica della vita»). Nelle motivazioni della sentenza si spiega che l’eccezione consente di legalizzare pratiche che distinguono tra «vita degna» e «vita non degna» di essere vissuta. In base alla sentenza, il governo dovrebbe vietare questi aborti, fornendo però allo stesso tempo assistenza ai bambini e alle madri coinvolti.

Il governo polacco fa bene a non cedere alle pressioni dei fautori dell’aborto e a rimanere fedele alla Costituzione polacca – e fare così da faro, in Europa, nella protezione dei bambini più deboli! Non esiste una vita «non degna» di essere vissuta!

Lo scandalo degli aborti tardivi

Nel nostro Paese

In Svizzera, una possibile disabilità del bambino può essere motivo di un aborto molto tardivo e non punibile se questo è «necessario», in base al giudizio di un medico, «per evitare alla gestante il pericolo (…) di una grave angustia psichica». Nel 2018 in Svizzera sono stati abortiti 70 bambini dopo la 22a settimana di gravidanza, ovvero in un momento in cui il bebè avrebbe potuto vivere fuori dal grembo materno. Molti di questi erano bambini affetti dalla sindrome di Down.